Il mio gatto mi ha detto

<<Davanti a un innocente mi arrendo subito e mi giudico pesantemente. I bambini, gli animali, gli sguardi con cui ti fissano certi cani, l’estrema modestia, che certe volte ravviso nei desideri di gente umile, hanno il potere di turbarmi.>> (F. Fellini)

E’ davvero così. Caro maestro Fellini, non si può non rimanere profondamente turbati, quasi imbarazzati, di fronte all’estrema innocenza, all’estrema mancanza di sovrastrutture culturali, in poche parole, alla coincidenza perfetta tra ciò che ci appare e quello che si è.

Insomma è l’esatto opposto di quella ipocrisia tanto diffusa dell’uomo di oggi, di quella cattiva coscienza di tanta gente, che allude cause nobilissime dietro comportamenti, dietro sguardi, se non maligni, del tutto assenti, distaccati, indifferenti.

Il gelo che si respira da certe persone, la loro totale mancanza di empatia, ben celata da argomentazioni, per quanto banali, apparentemente ragionevoli, ormai mi gelano il sangue e mi fanno credere di non essere di fronte a persone reali, ma a proiezioni, come quelle che guardiamo al cinema o su uno schermo di un qualsiasi dispositivo elettronico.

Maschere di maschere insomma, al cui interno probabilmente non c’è niente se non un nucleo sadico, ostile, indifferente, gelido, addirittura necrofilo. Io di fronte a questo tipo di uomo, oggi così tanto di moda, soprattutto tra le fila dei ceti istruiti, provo orrore, perché mi puzza di morte, una sensazione che può capire solo chi la morte vera l’ha vista, e sa di cosa si tratti (qualcosa di definitivo, di implacabile, di fronte alla quale la sconfitta è irreversibile, soprattutto la nostra stupida concezione della vita, fondata sulla rimozione, in ogni istante, mediante una distrazione, anche indotta ed eterodiretta, per tenere insieme un sistema completamente ipocrita, dalla realtà).

Per questo quando la mia gatta mi guarda, nel modo suo, senza nessun filtro, fisso, implacabile, definitivo, reale, rimango turbato. Perché non sono più abituato al soffio pieno e totale di chi vive davvero, ed è più reale di tanta gente, che vive come in un sogno, anzi, peggio! Perché almeno il sogno è una proiezione autentica dei nostri strati psichici profondi, mentre la vita consapevole di molta gente è esclusivamente finzione, nei confronti degli altri, ma anche, e soprattutto, nei confronti di sé stessi!!!

Il narcisismo maligno di Alberto Genovese

Il caso di Alberto Genovese, fondatore del noto sito (poi venduto con enorme profitto) facile.it, mi ricorda molto un libro che lessi tempo fa, American Psycho di Bret Easton Ellis, pubblicato nel ’91, in piena epoca yuppie. Gli “yuppie” erano tutta quella tipologia umana, tipicamente di sesso maschile, che si inizia ad affermare negli Stati Uniti di Regan, in piena epoca di finanziarizzazione economica, anni nei quali per i giovani laureati in materie economiche presso le più prestigiose università americane, tra cui Harvard, dove lo stesso Genovese studiò, dopo la laurea in economica e commercio, alla Bocconi, c’erano possibilità di guadagno pressoché illimitate e in brevissimo tempo.

Questi yuppie, degenerazione del fenomeno degli hippie, erano famosi oltre che per lo stile di vita, per il consumismo esasperato, l’edonismo, l’ostentazione del lusso e di ogni prodotto altamente tecnologico, per il rapporto che avevano, e che hanno, col sesso estremo (così tanto sponsorizzato dall’industria pornografica, perché ciò che è eccessivo vende di più), in cui le donne, escort o modelle generalmente, erano vittime di vere e proprie violenze sessuali, pratiche spesso accompagnate dall’uso di droghe, che rendevano tali tipi di rapporti non solo concepibili, ma direi possibili, in quanto unico strumento per annullare la capacità di resistenza delle vittime e persino i loro ricordi, come testimonia ciò che è successo alla 18enne rapita e violentata da Genovese per una notte, e oltre, da questo “giovane mago” delle start-up.

Probabilmente in Genovese c’è del genio, ma del genio maligno. Genovese, come molti yuppie americani (e milanesi) tanto popolari e celebrati negli anni ’80, sono dei narcisisti sadici, che godono nel fare del male, e così vanno considerati, senza nessuna attenuante, se mai con l’aggravante di sfruttare il loro potere economico per compiere i loro atti di sopraffazione, a volte, e direi, nemmeno troppo raramente, veramente criminali.

Questi personaggi dediti al sadismo in ogni sua espressione sono sempre esistiti, ma oggi più che in passato sono legittimati e erti a modello di vita (seppur negli aspetti più presentabili). Tutti i loro vizi vengono non solo assolti ma anzi assecondati. Essi allora diventano ancora più spregiudicati nelle loro azioni perché acquisiscono il senso dell’impunità ergendosi anche a modelli per molti giovani (molto spesso attraverso l’uso dei social),i quali, a loro volta e condizionati, iniziano ad assumere anch’essi un atteggiamento sprezzante, cinico e volto al dominio nei rapporti erotici.

Genovese è dunque l’estremo esito visibile di quel terribile fenomeno che è violenza di genere, espressione specifica della disumanizzazione umana, iniziato con lo schiavismo, portata avanti dall’imperialismo, e il cui esito definitivo, è stato Auschwitz. Infatti, al di là delle condanne molto superficiali, la violenza di genere, è oramai diffusa in tutti gli strati sociali, essendo esito di dinamiche strutturali ed economiche, tra l’altro incentivate esplicitamente, per viziare questi nuovi rampanti delle start-up, gli uomini del futuro perché creduti, molto sbrigativamente, i motori della turbo-economia.

E poco importa quindi se tali individui non hanno in sé il portato di nessun valore, se non il proprio bene (al di là del bene e del male, nel senso più spregevole e superficiale). In fondo sono una fucina si soldi, per questo vengono circondati da una stuola di venditori, che cercano in tal modo anch’essi di trarre un qualche guadagno personale dalla loro vicinanza, senza nessun ritegno riguardo a ciò che davvero accade poi nelle camere da letto dei signori, divenute in realtà vere e proprie stanze della tortura, di chiara ispirazione sadiana

Naturalmente i “Genovese” sanno bene che intorno a loro non c’è “reale” amore e amicizia, ma ne godono ugualmente, seppur nella loro disperata solitudine, che tuttavia non merita nessuna compassione perché votata al culto del male. Essi infatti godono ad essere “amati” e “coccolati” solo per i loro soldi (oltre che per la droga che dispensano con grande generosità), perché per loro il fine ultimo dell’esercizio disumano del potere è proprio questo, la disumanizzazione di sé e degli altri, la corruzione e l’offesa della vita (la necrofilia è un carattere predominante in ogni persona davvero sadica, infatti Genovese amava maneggiare corpi senza coscienza, perché sconvolti dalle droghe che somministrava alle sue vittime).

Senza questo genere di considerazioni sarebbe altrimenti impossibile comprendere davvero, non solo la violenza brutale di cui è stata vittima questa povera diciottenne, segnata per sempre nella perdita dell’innocenza (oltre che dal dolore fisico e psichico inimmaginabile), tanto odiata, e per questo così ambita, dai narcisisti sadici come Alberto Genovese. Il “Nuovo Uomo”. Ma soprattutto si rischierebbe di non appurarne le implicazioni sociali. Esso dopotutto è molto di più, che il dramma infinito di una donna giovanissima, ma il sintomo che oggi, come ieri o più di ieri, la società è malata, e che il potere va assolutamente combattuto e limitato perché laddove esso inizia ad essere svincolato da un qualsiasi forma di limitazione, che sia morale e politica, oltre che giuridica, diventa per natura dedito al dominio, alla sopraffazione e alla distruzione della vita.Perché la tirannia è sempre dietro l’angolo e si annida come germi nel tessuto anche delle società “libere”.

Infatti, temo, che il moralismo borghese non sia sufficiente come freno e antidoto a questo genere di degenerazioni, soprattutto a lungo termine. Anche per questo mi sono riproposto di costruire questo mio blog, il cui unico fine è l’analisi critica (come esprime non a caso il suo titolo, informazionecritica.com), e di essere una sentinella circa gli abusi del potere, il sadismo e il fascismo, celati spesso sotto un effimero velo di cattiva coscienza che da sola non può bastare, ovviamente, contro forze immensamente superiori, perchè affondano nella natura più oscura e terribile, dell’essere più letale mai esistito sul pianeta, chiamato uomo..

La fine delle religioni tradizionali e l’emersione del Trumpismo

La differenza tra la religione tradizionale e le nuove religioni, che durano spesso lo spazio di qualche tweet, è che entrambe pur essendo fondate su basi irrazionali, portano ad effetti completamente contrapposti.

Le prime, le religioni tradizionali, avendo un apparato istituzionale radicato nel tempo, raffreddano l’irrazionalità umana e tendono alla moderazione oltre che all’integrazione nel sistema statale.

Le seconde religioni, quelle dei tweet, al contrario esaltano l’irrazionalità, l’infiammano, soprattutto gli istinti più bestiali, che sono quelli dell’aggressività e della difesa della propria sopravvivenza attraverso l’assalto, la predazione e la sfacciata menzogna.

 Le prime sono “civili”; le seconde, barbare e sfrenate.

Purtroppo il consumismo, espressione di ogni imperialismo di base capitalistica e privatistica, tende a distruggere le istituzioni culturali e religiose come intrinseca conseguenza del proprio sistema produttivo “totalitario”.

Il problema è che una società senza più valori tradizionali, crea dei vuoti che l’apparato repressivo borghese, fondato sul conformismo e la legalità, non riesce, e non può, completamente sanare.

Io temo che nel momento in cui frange della popolazioni deboli, sollecitate da personalità narcisistiche malevole, prenderanno coscienza che questo sistema neo-borghese, è per lo più una costruzione mediatica, possano organizzarsi (anche grazie a forme di collaborazionismo e delazione) per sovvertire gli ordinamenti borghesi, che con tutte le loro contraddizioni e ipocrisie, con tutto il loro portato di iniquità e persino di sfruttamento, restano preferibili all’eversione trumpiana, i cui “ideali” di stampo fascista, sono solo mere razionalizzazioni di una personalità malevola, narcisistica, egoista e pregna di aggressività bullistica, contro i “deboli” e i cosiddetti “diversi”.

Trump, purtroppo, sdoganando queste pulsioni oscene, dandovi quindi legittimità nel dibattito politico attraverso il suo ruolo di Presidente (oramai ex), è divenuto così un punto di riferimento per tali istanze, razziste e bulle. Con un effetto di contagio che abbiamo già visto in Europa con la nascita dei sovranismi, nuove forme di fascismo, allo stato nascente.

La paura ora è che la sconfitta elettorale di Trump possa non essere sufficiente a sopprimere questi virus, questi germi di fascismo, perché una volta che una epidemia si diffonde, le operazioni di contenimento, rischiano di essere inefficaci, soprattutto in organismi sociali già debilitati e con élites deboli.

E se gli americani fossero vittime, della loro stessa strategia?

Questi sono i nuovi fascisti, gente che ha collaborato se non direttamente, almeno idealmente con i terroristi neri, che hanno fatto esplodere cittadini innocenti italiani, loro che dicono di essere i più grandi difensori della Patria, in combutta con i servizi segreti di potenze straniere, americani nello specifico, che dopo averci “Liberato” hanno congelato l’apparato statale fascista, come migliore tutela dello status quo contro il pericolo rosso. Ma di cosa parliamo? Poi chi parla di Usa come più grande democrazia, cosa intendonono con grande? Forse potente, al massimo. Perchè se vediamo come hanno operato in giro per il mondo, in America Latina in primis, ma anche e soprattutto tra medio-oriente ed Afghanistan con il Repubblicano “Responsabile e moderato” Bush, di cosa parliamo per favore???? E Biden non è lontano da questa linea, assolutamente!!! Per quanto riguarda Trump credo che da una parte sia veramente espressione di una parte del Paese “barbara”, ma probabilmente la sua elezione sia stata favorita davvero dalla Russia di Putin, che promuovendolo ha voluto contribuire a seminare il seme dell’odio nella Repubblica Americana. Per questo ieri avrà festeggiato l’ex agente del KGB. Va anche ricordato che le amministrazioni americane non hanno agito diversamente in passato, favorendo i candidati a loro più congeniali e seminando zizania all’interno dei Paesi di tutto il mondo, perchè Paesi divisi, sono deboli e più facilmente manipolabili. Qualcuno pensa al caso italiano? Ci avete pensato voi. Io non l’ho detto….

In riferimento alla “Strage di Bologna”

In riferimento alla strage di Bologna (85 morti, 200 feriti), il rappresentate delle famiglie delle vittime, Paolo Bolognesi, dice testualmente, intervistato dai giornalisti di Report (andato in onda il 5 gennaio 2021):

“Parlare di apparati deviati (apparati dei servizi segreti), almeno io, non sono assolutamente d’accordo perché qui noi stiamo parlando dei vertici dei servizi segreti italiani. Vertici, non l’usciere dei servizi o il postino dei servizi. E allora quando parliamo di vertici vuol dire che ci sono delle responsabilità politiche in chi li ha nominati”.

In particolare si fa il nome di Federico Umberto D’Amato, capo dell’Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno sino al 1974, indicato dalla procura di Bologna come uno dei mandanti e organizzatori della strage, insieme a Licio Gelli, gran maestro della logia massonica di orientamento eversivo di estrema destra, P2.

Ma stabilito che la strage fu architettata da frange di neofascisti, da massoni piduisti, e da esponenti di primissimo piano dei servizi segreti italiani, la domanda è semplice. Possibile che al Governo, anzi nei governi dell’epoca, nessuno avesse idea di ciò che stesse accadendo? Governi a guida andreottiana, dopo l’uccisione di Moro? E chi architettò le stragi, e coloro che impedirono che la verità emergesse, che cosa volevano ottenere dall’uccisione di centinaia di cittadini inermi?

Purtroppo i diretti responsabili di quei fatti vergognosi sono oramai quasi tutti morti, e non pagheranno di persona. In questo hanno già vinto. Ed è orribile. Ma l’Italia e le famiglie delle vittime hanno diritto alla verità, non solo per un’idea astratta di giustizia, ma per capire in che modo l’opinione pubblica sia stata manipolata in tutti questi anni e soprattutto con quale fine!!!

Vogliamo insomma il movente e da esso usciranno anche i mandanti e i collaborazionisti di una stagione vergognosa della nostra Storia nazionale di cui ancora oggi si pagano le conseguenze attraverso una debolezza della nostra democrazia, ipocrita e bugiarda, manovrata da soggetti spesso occulti, ma a volte presenti da decenni sotto i riflettori, che hanno barattato l’interesse nazionale, per i loro sporchi interessi, per ideali ignobili e malvagi e magari, chissà, anche per gli interessi di potenze straniere, che dalla liberazione in avanti non hanno mai mollato la presa sulla Penisola, sfruttando quello status quo, fascista, ma anche mafioso, che non è stato mai veramente debellato, in funzione anticomunista si dice. Ma io dico anche, in funzione antidemocratica e antinazionale!!! Bisogna ristabilire la verità storica, è l’unica possibilità per riscattare questo paese, ridargli quella dignità che merita, o che almeno avrebbe meritato, almeno in funzione della sua Storia immensa.

Ricordo in memoria di Agitu Idea Gudeta (e considerazioni inattuali sul bene e sul destino dell’uomo)

Agitu Idea Gudeta, ex titolare dell’azienda “La capra felice” con due esemplari di pezzata mochena, razza di ovini a rischio di estinzione (immagine by https://www.lavocedeltrentino.it)

Questa è la storia di Agitu Idea Gudeta. Questa è la storia di una donna meravigliosa, come ce ne sono tante, speciali, idealiste, lottatrici, solidali, intelligenti e con un enorme spirito di sacrificio. Questa donna è morta a poco più di 4 decenni dalla sua nascita, che non sono nulla, un battito di ciglia. Eppure la sua vita più che un battito di ciglia è stata veloce ma potente come un lampo, una luce che va immortalata, perché vivi per sempre.

Agitu viene in Italia dall’Etiopia per la prima volta a 18 anni per studiare nella prestigiosa facoltà di sociologia di Trento. Finiti gli studi torna a casa, ricca di un bagaglio intellettuale e di un idealismo unico per noi occidentali. Agitu infatti inizia ben presto a lottare in difesa dei piccoli contadini etiopi, che vedono sfumare la terra che coltivano da miriadi di generazioni tra le dita, a causa degli espropri forzati operati da un governo autoritario e corrotto, che con pretesti falsi quanto malevoli, toglie ai propri cittadini che vivono nelle campagne l’unico mezzo di sussistenza, per favorire i grandi latifondisti internazionali. Questa gente che pratica un’agricoltura sostenibile e solidale e alleva capi di bestiame tra l’aridità del clima semidesertico, vede in un battito di ciglia, perdere tutto. Davvero tutto. Una cosa che non credo sia possibile capire, se non con un lavoro di immedesimazione totale che travalica la nostra stessa esistenza di apparente opulenza occidentale. Questi piccoli contadini venendo espropriati della terra, diventano braccianti al soldo dei grandi latifondi monoculturali per meno di un dollaro al giorno.

Agitu non ci sta, capisce da mente indipendente e libera, della gravissima ingiustizia che menti corrotte e malvagie hanno architettato per arricchirsi a discapito di milioni di persone e dell’ambiente e del rischio di estinzione che le razze di animali autoctonee corrono per la distruzione dei terreni e di quel fragile equilibrio tra attività umana e natura, costruito con grande fatica in ambienti tanto fragili, visto l’impatto devastante delle monoculture intensive, e si batte come una leonessa per difendere i diritti umani e universali della sua gente, lei che non è una contadina, ma figlia della classe media agiata a costo di mettere a rischio la propria sfera privata, diventando un’attivista. Non è una scelta facile e lei lo sa bene, ma lo fa perché a volte essere dalla parte giusta è più importante che stare dalla parte di chi detta le regole. Ma la scelta si rivela presto eroica e disperata tanto da costringerla alla fuga, man mano che i suoi compagni di battaglia iniziano a sparire nel nulla uno a uno. Allora si vede costretta a fuggire, perché rimanere sarebbe significato morte certa e terribile.

Riparte allora per l’Italia come esule politica con appena 200 euro e solo le sue capacità personali. Ritorna a Trento e inizia a lavorare come cameriera per sostenersi. Ma a lei non basta. Lei è una leonessa della savana e vuole riprendere la battaglia sulle montagne meravigliose del Trentino. Qui prende in gestione delle terre demaniali abbandonate o prestate allo sfruttamento intensivo dei boschi e rimmette in natura una capra autoctona del luogo, la pezzata mochena in via di estinzione per via dell’abbandona della pastorizia delle popolazioni locali e dei giovani in particolare. Agitu dovette pensare che se potevano fare del buon latte in Etiopia, nel deserto, l’impresa era fattibile naturalmente anche in Trentino. E ci riuscì! Man mano aumenta i capi in suo possesso che iniziano a superare il centinaio. Lei diventa una vera e propria imprenditrice tanto da attirarsi anche una scia di odio e invidia da parte di un autoctono che non accetta questa donna del deserto tra le “sue” montagne.

Ma Agitu va avanti e diventa un simbolo del Trentino, amata e rispettata, da tutti, simbolo di un’integrazione non solo sbandierata, ma autentica, tanto che apre un negozio a Trento per vendere i suoi prodotti caseari e cosmetici, prendendo con se a lavorare gente che come lei era dovuta fuggire da scenari di morte. Ma proprio questo gli è costato la vita. Un suo collaboratore, un espatriato come lei, l’ha uccisa con un assurdo pretesto. Il mancato pagamento di una mensilità salariale. Così vero, che ha anche abusato di lei, probabilmente già morta.

Agitu, sei scampata alla persecuzione di un regime sanguinario e un immigrato come te che tu hai provato ad aiutare ti ha ucciso. Vittima dello stesso bene che ti ha sempre mosso in tutto ciò che hai fatto. Purtroppo nel tuo slancio ideale ti sei fidata di una persona malata, molto probabilmente, vittima o carnefice al contempo di una storia indicibile, come tanti sopravvissuti di persecuzioni e conflitti fratricidi. Questo reduce purtroppo vittima evidentemente di se stesso e della sua storia personale oltre che del Paese dal quale è fuggito, ma di cui non si è mai riuscito a disfare, ha ucciso e violentato la sua benefattrice. Il tuo sorriso però non smetterà mai di brillare e la banalità del male di ogni tempo non varrà mai un attimo della tua esistenza.

A volte il destino è davvero beffardo. Scappi da una persecuzione politica e ti ritrovi vittima di un femminicidio in una terra di pace. Purtroppo il male è contagioso e la devastazione che abbiamo creato in Africa nei secoli, come in ogni scenario di guerra e di forme estreme di colonialismo, sono ferite purulente in cui le ingiustizie e i dolori immensi e sedimentati nel corso degli anni rischiano prima o poi di entrare in circolo e di fare scoppiare nuovi lutti e dolori anche in luoghi lontani e di pace. Quando capiremo che l’umanità è un unico organismo. Come si può credere che l’immenso dolore causato dall’Occidente nel corso dei secoli attraverso il colonialismo non abbia infettato interi popoli. E poi pazienza se a pagare sono gli innocenti, Agitu, il male purtroppo è pazzo e folle e predilige colpire gli innocenti. Come si spiegherebbe altrimenti gli stupri e le uccisioni di bambini che avvengono in ogni scenario di guerra.

Al male si accanisce sul bene. E l’unico modo di sanarlo è ristabilire con equità la giustizia e tamponare le ferite, che sono vecchie come la storia dell’uomo, seppur sembrano essersi fatte ancor più profonde e insanabili man mano che il “progresso” si è evoluto.

Nuove forme di male e di sfruttamento stanno emergendo, e il conto sarà inevitabile e lo stiamo già vedendo con l’acuirsi della crisi climatica e ambientale, che a sua volta causerà nuovi conflitti, si quando questa maledetta spirale non sarà interrotta. Si, ma come? Attraverso il vero, attraverso la luce e ristabilendo l’ordine naturale delle cose: l’armonia, il rispetto, la cooperazione e l’emarginazione del male. Ristabilendo insomma primariamente un senso di giustizia, che ora manca. Ma bisogna uscire dalla narrazione comune e imparare a rieducare i propri sensi e la propria voce interiore, che conosce il bene e lo persegue.