Te

Mentre vedo Te come un albatros

su un cielo superiore e distante

Mi scuso per tutto il tempo sprecato

in stupide illusioni…

Intanto che il ghiaccio si scioglie in lacrime

Man mano che all’orizzonte il sole sorge

mi sento lontano mondi lontanissimi…

Insidie occulte mi fanno persistere,

a pezzi come

cocci di bottiglie

che tu hai provato a raccogliere e aggiustare…

Mentre agognavo a qualcosa di meglio

Per questa breve vita

Ora bramo solo alla mia mera sopravvivenza corporale,

è proprio vero che la libertà è una chimerica illusione?

Eh la lentezza mi ha ucciso tutti gli amori più profondi;

Se solo avessi capito dapprincipio

Molte cose forse sarebbero andate diversamente,

sperando che almeno i ricordi restino vivi

per tutta la vita e anche oltre…

E vengo da te, parlando con una cartolina,

chissà dove, chissà quando…

Cercando di immaginare i tuoi sogni da bambina

In quegli occhi così dolci e luminosi

al di sopra del Tutto,

laddove la luce non cesserà mai

di esistere, come te,

mamma…

La spirale

Mi sono fatto a pezzi lentamente

Io mi sono stracciato la pelle di dosso,

Io incredibile coglione.

Ho voluto provare il fondo,

Una buca più profonda della tua vulva,

Che mi ha risucchiato,

come un verme insaziabile.

E ora che non ci sei più

E’ emersa la tua terribile bugia

E ora che sono solo e tu non ci sei

E miei fantasmi si sono fatti di carne e ossa

Proprio ora che io sto scomparendo.

No, io non credo neppure a Dio

Ma è un bene che questa terribile bugia sia finita

Così hai dimostrato tutta la tua ipocrisia

Ora che stai dando carne e latte al tuo nuovo giocattolo d’amore.

Ero davvero io il traditore?

Tu che mi hai lasciato inerme

Nel periodo più osceno della mia vita.

Per favore Dio fa che tu esista

E scaccia questa stupida idea

Dalle mie orbite vuote

Come quel centro della tua voragine

che risucchia tutto il mio universo.

Abbandonatemi, torre di controllo:

Sto precipitando…

(Prima del risveglio)

Come una fenice uscita viva dal proprio incendio

Quando penso a come

Ero un un pulcino spoglio

Nel labirinto della mia immaginazione

Un sorriso tenue e di argilla

Si forma nei miei occhi

Lo so che non si può sfuggire al giuoco delle parti

Lo so che ogni fiume ha il suo mare

E ogni affluente cerca un compagno

Per conoscere questo mare

Io so solo che l’acqua verdastra

Colpisce le mie pupille

E da queste nasce il sole

Le stelle stanno sopra di me

E mi guardano con compassione

Vorrei per una volta seguire

Il tragitto della ragione

Ma aquile che volano a stormi

Mi becchettano il viso

Lasciandomi ferito

In un lago di sangue

Allora mi rimbocco le mani

Bevo alla sorgente celeste

E invoco l’Universo

Ed esso, vecchio vegliardo,

mi redarguisce

<<Che ci fai solo e soletto

Sotto questo albero che non è il tuo

Apri gli occhi

Guarda la luna

Essa è sempre serena

E anche quando dei nembi

La circuiscono

Essa lascia fare

Consapevole dell’inconsistenza degli umori

Per questo stendi le ali

Lascia il nido

Abbandona il tuo sorriso d’argilla

E fa di te quel che sei

Una fenice che è uscita viva dal proprio incendio>>

Come un angelo

Quella sera ho scelto l’eternità fissandoti negli occhi

Come angeli caduti nella grande città siamo comparsi

Nuotando nel fuoco

Un lampo mi ha attratto a te

E sotto le luci dei lampioni

Navigavamo come argonauti in cerca della nostra isola deserta

Siamo diventati siamesi quella notte

Una ragazza dagli occhi di ghiaccio

Che mi fissava come se non ci fosse nulla da capire

Da quella scatola che si scuoteva

Ballavamo al ritmo di una macchina di acciaio

Ma chi ha inventato che questo sia peccato

Io gridavo: è sempre così?

Poi lentamente risalgo le scale per la mia stanza

Sto camminando come nell’aria

Non può essere certo succeduto per davvero

Ma i suoi occhi erano lì a ricordarmelo

Ora potrei pure morire

Ora che ho scoperto anch’io di essere

Come un angelo

Ma è possibile che sia già finito?

E’ mai possibile?

Ricordo di mare

Negli anni Ottanta, tutte le famiglie nei nostri paesi posti nell’entroterra calabrese solevano affittare per periodi più o meno lunghi delle case sulla costa. La mia famiglia non faceva eccezione.

La mattina ci svegliavamo presto. Avevamo una casetta che affacciava sul mare. Faceva caldo, caldissimo. Faticavo ad addormentarmi la notte. Ero un bambino di montagna. Si andava al mare perché faceva bene, respiravamo lo iodio, così si diceva. Io pensavo che fosse l’odore di acqua salmastra, e mi piaceva. Poi c’era il profumo dei giornali appena arrivati in edicola. Mio padre ogni tanto mi leggeva degli articoli, più che altro di cronaca. Io invece mi dedicavo a quegli sportivi. Al calcio mercato. Al Milan.

Ero veramente appassionato e seguivo con attenzione sperando che anche quell’anno lo scudetto sarebbe stato nostro. I giornalisti erano bravissimi ad intercettare i miei sogni. Da piccolo sognatore coi miei amici poi replicavamo le gesta di quei nostri miti. A tutte le ore. Sul bagnasciuga quando la sabbia bolliva, direttamente sulla spiaggia quando il caldo desertico la faceva da padrone nelle ore centrali della giornata. Con mio padre facevamo delle piccole porte con le canne o con le pantofole da spiaggia, e lui ogni tanto mi faceva vincere.

Io ero un bambino molto timido e introverso. Per questo ci mettevo molto a legare con gli altri piccoli pulcini che brulicavano sul mare, in quel piccolo boom di benessere degli anni ’80. La mamma sempre buona e paziente preparava splendidi piatti (le melanzane al forno era il mio piatto preferito). Io mi sono sempre chiesto come facesse, a badare a tutti noi piccoli scriccioli. Poi c’erano anche i cugini e insieme si giocava tra i flutti col sole che ardeva e accendeva la nostra pelle così come la nostra fantasia

Un giorno erano arrivate a riva tante piccole meduse bianche e azzurrognole e io ne ero rimasto punto, così mamma ci mise una pomata e mi ci soffiò sopra dove mi bruciava tanto. Io sono certo che non fu la pomata a guarire tutto il mio piccolo tormento, ma l’amore soave del suo soffio.

Poi c’erano le serate tropicali. A volte una leggera brezza leniva quella immancabile sete. Si cenava tutti insieme. Noi piccoli. I grandi e persino le nonne. Poi si andava al cinema. Io ero pazzo per il cinema. Vedevo quelle immagini misteriose proiettate su teli infiniti e sognavo veramente di vivere in quelle storie fantastiche e avventurose. I film che preferivo erano quelli di Indiana Jones e di avventura, perché anch’io come tutti i bambini degli anni 90 sognavo di fare l’archeologo o l’astronauta.

Poi quando tornavamo a casa esausti, mia madre mi raccontava delle fiabe. Io ero insaziabile. Ne volevo sempre di più. Era impossibile prendere sonno, perché di fatto stavo già sognando. Lei poverina invece stanca della giornata caldissima e delle mille incombenze a cui badare, si addormentava, così ad un tratto sentivo delle interruzioni, io mi lamentavo e lei procedeva, magari non dallo stesso punto, fin quando eravamo tutti felici e contenti. E lo eravamo davvero.

Quanto mi mancano quelle sere di estate tropicale, quando i miei sensi così nuovi coglievano tutto, anche il profumo di un fiore proveniente dal deserto…

Se non un altro non morisse per noi

Ogni volta che un uomo

È offeso o calpestato,

Ogni volta che piange in silenzio,

O viene ridicolizzato,

Il mondo muore

e a terra non rimangono che delle briciole

strascinate via dal vento della dimenticanza.

Abbiamo abbandonato la nostra fragilità

Abbiamo, dimentichi di chi siamo,

buttato via i nostri doni più preziosi.

Quante volte abbiamo visto sul mare,

le nubi che eclissano il nastro lunare,

ma quante volte abbiamo prestato la medesima attenzione,

al pianto di un bambino,

picchiato, sfruttato e non accudito…

Per questo c’è bisogno

Di tornare alla scuola delle scuole

E di ripetere

le tabelline dell’umanità e del perdono

coi nostri figli

Essi sono il Cristo

Essi sono la Croce

Essi sono il Crocefisso

Dietro ogni vita spezzata

Chiusa e dimenticata

C’è l’odio del sadismo,

che permea una società malata

ostile contro i “diversi”,

antipatica contro i “deboli”,

Contro ciò che tutti siamo stati almeno una volta:

Se non un altro non morisse per noi.

Poco importa la ragione,

Poco importa il colore o la pelle,

Conta solo colpire prima che la folla si giri

E colpisca noi!

E allora scagliamoci tutti!

E allora distruggiamoli tutti!

E allora picchiamoli tutti!

Così che si dimentichi di noi

E della nostra imperfezione,

per onorare la nuova grande religione:

Hurrà alla forza

Hurrà alla potenza

Hurrà al successo

Morte ai deboli!

Morte ai succubi!

Morte ai derelitti!

Morte all’infanzia!