Un cielo superiore e distante,
lacrime fredde e bagnate,
come di mattina la brina
al sorgere del sole,
e tu, e io, e noi,
immersi nel destino
ci nutrivamo
dal seno giovane dell’amore
ricolmo di latte, di eros e desiderio…
Eppure, solo ora provo
a immaginare i tuoi sogni,
le tue speranze, i tuoi aneliti legittimi;
penetrando con l’occhio della mente
il mistero che celavi
in quello sguardo da bambina
splendente come il mare…
E come mi è dolce il ricordo
di te che piccola
e indifesa mi osservavi,
timida e tenera,
aspettandoti
null’altro che un bacio,
o una carezza,
per farti sentire viva
anche quando,
come uccellino piccolino,
mi osservavi incapace di capire,
mentre io mi opprimevo
in metafisici pensieri,
lasciandomi sfuggire quell’attimo
infinito, del tutto significante,
in cui tu eri la regina…
Ora invece
quanto mi è amara
la distanza eterna,
che ci separa
come la morte
o come l’ombra
che sempre mi trascino
solo nell’infinito…