Oggi in Italia si parla tanto di merito. Esso dovrebbe “ritornare” centrale nelle scuole di ogni ordine e grado. Tuttavia il merito è una variabile dipendente dal sistema dei valori prevalenti. Per questo una mente portata alla comprensione attraverso lo spirito critico viene certamente svantaggiata da chi “studia a memoria”. Poi un altro discorso ci sarebbe da fare.
Oggi le scuole sono diventate sempre più delle aziende, in cui non si bada tanto all’educazione di un cittadino consapevole dotato di una propria coscienza e autonomia di pensiero, ma a soldatini che si limitano a compiere il proprio compitino. Questo è certamente sintomatico di una società e di una politica che ha rinunciato a mettersi in discussione ma ha assunto come valori assoluti quelli del profitto e del dio denaro.
E’ una società oltre modo conservatrice e conservativa. Da una parte infatti abbiamo una destra intollerante, che cerca di preservare un passato “puro” che non è mai esistito. Dall’altra parte invece c’è una sinistra iperliberista, che crede ciecamente nelle regole del mercato dimenticando gli ultimi, in virtù di interessi che non sono certamente delle classi sociali che dovrebbe tutelare. In mezzo quindi ci sono i cittadini che non hanno più un’adeguata rappresentanza, qualcuno che davvero tuteli i propri interessi.
E se è comprensibile l’esistenza di una destra liberale (quella intollerante, purtroppo oggi prevalente in Italia, meriterebbe un discorso a sé stante) purtroppo manca un partito serio di sinistra che possa rimettere sul tavolo non solo a parole la questione sociale. In Italia con tutti i suoi limiti ci ha provato il Movimento Cinque Stelle, un partito che è nato con la pretesa di non rispondere a nessun orientamento ideologico. Ma vuoi o non vuoi ha finito per schierarsi a sinistra, come d’altra parte era in nuce già all’origine.
Purtroppo non essendo tuttavia un partito di classe, procede a tentoni, per bonus, dimenticando le ragioni del malessere sociale, quindi agendo da farmaco che attenua i sintomi ma assolutamente non risolve la malattia sistemica, che ha avvelenato il corpo sociale, frammentandolo, assurgendo come valore dominante la competizione e l’individualismo, fatto poi aggravato dalla grave crisi economica, che obbliga la gente a dimenticare le questioni ideali, ma a cercare semplicemente di “sbarcare il lunario”.
Questa purtroppo è la fotografia della situazione attuale, in Italia ma in po’ in tutte le democrazie occidentali. Serve per questo rimettere al centro la questione sociale, che è anche lotta di classe. Ma come fare, in uno scenario politico e partitico in cui gli interessi dei cittadini e degli ultimi non hanno più nessun referente?
La situazione è molto seria e aggravata dalle innumerevoli crisi internazionali, energetiche e climatiche che inaspriscono i conflitti, irrigidiscono la società e tolgono spazio ad un dibattito, oggi più che mai indispensabile: come salvare l’umanità, come cercare un nuovo equilibrio che possa redistribuire la ricchezza e il potere, insomma come rendere la società più equa e giusta?