Il merito e una società più giusta

Oggi in Italia si parla tanto di merito. Esso dovrebbe “ritornare” centrale nelle scuole di ogni ordine e grado. Tuttavia il merito è una variabile dipendente dal sistema dei valori prevalenti. Per questo una mente portata alla comprensione attraverso lo spirito critico viene certamente svantaggiata da chi “studia a memoria”. Poi un altro discorso ci sarebbe da fare.

Oggi le scuole sono diventate sempre più delle aziende, in cui non si bada tanto all’educazione di un cittadino consapevole dotato di una propria coscienza e autonomia di pensiero, ma a soldatini che si limitano a compiere il proprio compitino. Questo è certamente sintomatico di una società e di una politica che ha rinunciato a mettersi in discussione ma ha assunto come valori assoluti quelli del profitto e del dio denaro.

E’ una società oltre modo conservatrice e conservativa. Da una parte infatti abbiamo una destra intollerante, che cerca di preservare un passato “puro” che non è mai esistito. Dall’altra parte invece c’è una sinistra iperliberista, che crede ciecamente nelle regole del mercato dimenticando gli ultimi, in virtù di interessi che non sono certamente delle classi sociali che dovrebbe tutelare. In mezzo quindi ci sono i cittadini che non hanno più un’adeguata rappresentanza, qualcuno che davvero tuteli i propri interessi.

E se è comprensibile l’esistenza di una destra liberale (quella intollerante, purtroppo oggi prevalente in Italia, meriterebbe un discorso a sé stante) purtroppo manca un partito serio di sinistra che possa rimettere sul tavolo non solo a parole la questione sociale. In Italia con tutti i suoi limiti ci ha provato il Movimento Cinque Stelle, un partito che è nato con la pretesa di non rispondere a nessun orientamento ideologico. Ma vuoi o non vuoi ha finito per schierarsi a sinistra, come d’altra parte era in nuce già all’origine.

Purtroppo non essendo tuttavia un partito di classe, procede a tentoni, per bonus, dimenticando le ragioni del malessere sociale, quindi agendo da farmaco che attenua i sintomi ma assolutamente non risolve la malattia sistemica, che ha avvelenato il corpo sociale, frammentandolo, assurgendo come valore dominante la competizione e l’individualismo, fatto poi aggravato dalla grave crisi economica, che obbliga la gente a dimenticare le questioni ideali, ma a cercare semplicemente di “sbarcare il lunario”.

Questa purtroppo è la fotografia della situazione attuale, in Italia ma in po’ in tutte le democrazie occidentali. Serve per questo rimettere al centro la questione sociale, che è anche lotta di classe. Ma come fare, in uno scenario politico e partitico in cui gli interessi dei cittadini e degli ultimi non hanno più nessun referente?

La situazione è molto seria e aggravata dalle innumerevoli crisi internazionali, energetiche e climatiche che inaspriscono i conflitti, irrigidiscono la società e tolgono spazio ad un dibattito, oggi più che mai indispensabile: come salvare l’umanità, come cercare un nuovo equilibrio che possa redistribuire la ricchezza e il potere, insomma come rendere la società più equa e giusta?

Analisi psicologica della Guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina oramai è divenuto di fatto un conflitto mondiale. Purtroppo come al solito a farne le spese sono il popolo inerme, i civili, le donne, i bambini e anche quei militari che sono stati mandati a combattere una guerra assurda e fratricida, perché la guerra in Ucraina è anche una guerra civile.

Purtroppo questa è una situazione che viene da lontano a partire dalla rivoluzione arancione del 2004. Le fasi del conflitto sono molteplici e intricate, però una cosa balza agli occhi. L’Occidente e ovviamente la Russia autoritaria di Putin non hanno cercato un’armonizzazione del conflitto. E’ vero che da una parte il punto di vista era indirizzato verso i valori democratici occidentali e che dall’altra parte c’era di mezzo un’autocrazia. Io sono dalla parte della libertà, quindi ovviamente non posso essere un filoputiniano, ma il bene supremo da mantenere era la pace, e questo innanzitutto per il bene del popolo Ucraino. Per questo si doveva rendere questo paese una zona franca, ricca, autonoma, una sorta di cerniera e al contempo un ponte tra questi due mondi così lontani.

Invece l’Ucraina è diventata una terra martoriata, e questo perché nessuna delle due potenze (Americani ed Europei da una parte, Russia dall’altra) ha cercato il compromesso, l’accordo. Purtroppo ho la sensazione che questa guerra sia diventata, e in nuce lo era già all’origine, un campo di battaglia per interessi che non sono solo esclusivamente nazionali. Certo è difficile comunicare con un autocrate come Putin ma si doveva e si poteva fare di più. Le colombe della pace non hanno avuto molto spazio di volo, mentre invece hanno prevalso i falchi e questi sono ora i risultati. Un paese distrutto, il rischio dell’atomica.

Chi parla di pace non è un pazzo. Come in ogni conflitto se si vuole sanarlo, non si può pensare alla distruzione dell’avversario, a meno che non si vogliono pagare conseguenze terribili. Questo è successo nella seconda guerra mondiale, ma lì non si poteva fare altrimenti. Con un Hitler che stava sterminando milioni di persone nei campi di concentramento e che aveva dichiarato guerra al mondo intero. Con ciò non voglio dire che Putin tutto sommato è un buon dittatore, ma per fortuna, per il momento, la guerra seppur negli effetti mondiale, è sul campo, regionale. Quindi la situazione non è insanabile. Forse qualche concessione gli andrà fatta, e perdonato molto, in attesa magari che sia il suo stesso popolo a stancarsi di lui, ma non si può pensare alla distruzione della Russia. Perché questo muro contro muro a cosa può portare?

La speranza sta tutta nelle sanzioni immagino, che scavino dal di dentro il regime di Putin, e questa sicuramente è una via da percorrere, anche solo per metterlo alle strette. Forse la speranza dell’Occidente è che a lungo andare la stretta faccia crollare l’economia russa, però nel frattempo il sangue continua a scorrere. E con esso cresce l’odio, il rancore e l’impossibilità di trovare un accordo che in qualche modo non scontenti troppo, dato che tutti ne usciranno sconfitti alla fine, come dopo ogni guerra.

Certo c’è stato un popolo aggredito, e questo già di per sé è tutto. Ma sono stati commessi troppi errori, prima con l’incapacità di scongiurare la guerra e poi non riuscendo a farla finire il prima possibile, dando delle rassicurazioni al dittatore sanguinario, provando anche a comprendere le sue “ragioni”, perché quando parla l’odio si ha il dovere morale non di rispondere con l’odio ma col potere delle parole, che sapute usare sono potentissime anche per placare il peggiore dei mostri. Invece abbiamo scelto la via della distruzione con l’aggravante che oggi rispetto ai conflitti del passato c’è l’atomica, che cambia tutto.

Una breve postilla va aggiunta tuttavia. E permettetemela senza essere accusato di essere antiamericano. Quando gli Stati Uniti in tempi recenti hanno attaccato e distrutto l’Iraq e l’Afghanistan dove era l’Europa e l’Italia? Per non parlare della guerra in Libia. E poi chi ha buttato le uniche due bombe atomiche della storia? Purtroppo almeno in politica estera, sembra che come al solito non prevalga il diritto internazionale. Ma la volontà di potenza e la crudeltà. Per questo attenti a dichiararsi apostoli del bene, puritani dalla coscienza sporca. Ma ripartiamo per costruire un mondo migliore, dove alla logica della potenza prevalga quella del dialogo, anche degli opposti. Solo così si può pensare di migliorare questo mondo e far ragionare anche il più terribile dei mostri. Non certo sfoderando i muscoli per portare il confronto proprio sul campo che diciamo di avversare

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Danni collaterali

La cosa terribile delle guerre è che oltre all’incommensurabile e assurdo bagaglio di morte e distruzione di cui sono dispensatrici a profusione, annientano il dibattito politico, polarizzano le posizioni e impediscono di affrontare i problemi che già di per sé si presentano all’ordine del giorno.

Ad esempio, ormai il Covid è diventato un tema di terz’ordine, ma si parla anche pochissimo di ripresa economica, di efficienza energetica, di crescita sostenibile, di diritto del lavoro, di benessere del cittadino. Ormai insomma si parla solo di guerra. Con ciò non voglio dire che non sia un tema terribile, doloroso e centrale, ma piuttosto che fare su 24h di informazione 23 di guerra non credo aggiunga molto all’informazione sul conflitto per il cittadino, magari se ne potrebbero fare 12.

Purtroppo, il problema del Global Warming ad esempio non si è estinto, anzi sta accelerando drammaticamente. Il problema della crescita economica e dei diritti dei lavoratori, non solo all’occupazione, ma anche alla buona occupazione, sembra essere superato. Per non parlare del benessere psicologico dei giovani e dei soggetti più fragili dopo l’isolamento sociale inasprito dal Covid e dalle misure adottate per contenerlo.

Insomma, la guerra in Ucraina davvero non ci voleva. Putin è stato un criminale ad invaderla e forse l’Occidente avrebbe potuto fare qualcosa in più per scongiurare questo folle e omicida attacco. E pur tuttavia nonostante le gravi conseguenze che sta apportando non rimane la sola questione politica rilevante, seppur ha certamente condizionato non solo il dibattito ma anche l’esacerbazione di alcune problematiche quali l’approvvigionamento energetico europeo e il terribile dibattito su disastrose escalation militari anche di stampo atomico.

Infatti, hanno rialzato la cresta i dispensatori di energia di origine fossile e oltre ad essi anche i propugnatori dell’energia atomica, dimenticando Chernobyl e Fukushima, oltre alle gravi problematiche di smaltimento dei rifiuti radioattivi. In ultimo, ma non certo per importanza, credo che sia scandaloso che dopo il Covid, tra le cui cause dirette potrebbe esserci anche l’attuale sistema economico adottato e le politiche ambientali degli stati (oltre naturalmente a quelle sanitarie, dove risulta fondamentale ormai a tutti, l’investimento necessario nel settore pubblico per combattere e prevenire altre pandemie), nessuno abbia veramente pensato di mettere in discussione il sistema di sviluppo mondiale, di stampo capitalistico e consumistico, che sta distruggendo il pianeta e facendo precipitare le condizioni di vita dell’umanità tutta, attraverso la degradazione del territorio, l’assottigliamento delle risorse, e i terribili effetti del riscaldamento globale.

Insomma, ci mancava solo la guerra per distogliere l’attenzione dalle tematiche politiche che saranno centrali nel nuovo millennio. Che Dio ci salvi, dato che l’uomo sembra incapace di farlo da sé!

Sul fallimento del ’68

Sui fatti di Valle Giulia del primo marzo ’68 (di PPP)

<<Siete in ritardo, figli…
Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi
quelli delle televisioni)
vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio
delle Università) il culo. Io no, amici.
Avete facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete paurosi, incerti, disperati
(benissimo) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccoloborghesi, amici.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
.
E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci,
… Peggio di tutto, naturalmente,
è lo stato psicologico cui sono ridotti
(per una quarantina di mille lire al mese):
senza più sorriso,
senza più amicizia col mondo,
separati,
esclusi (in una esclusione che non ha uguali);
umiliati dalla perdita della qualità di uomini
per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare).
Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care.
Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia.
Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!
I ragazzi poliziotti
che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione
risorgimentale)
di figli di papà, avete bastonato,
appartengono all’altra classe sociale.
A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento
di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte
della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori, amici.>>

Pier Paolo Pasolini

Cinquanta anni fa Pasolini scriveva la sua celebre poesia sui fatti di Valle Giulia, quando i contestatori del ’68 ebbero uno scontro violento con la polizia. Abbastanza sorprendentemente disse che stava dalla parte dei carabinieri, perché erano loro i veri proletari (Pasolini si è sempre proclamato comunista, sebbene il PCI lo avesse espulso per “immoralità”). Mentre al contrario gli studenti erano figli della borghesia. Naturalmente, come per altre posizioni scomode egli venne attaccato un po’ da tutti. Ma così è sempre stato per i pensatori liberi, capaci di autonomia e capacità di giudizio critico, i grandi eretici.

Quanto avremmo bisogno di gente così in un tempo storico e in un’Italia tanto vittima del pensiero dominante, “liberal”- borghese. Un conformismo piccolo piccolo che oramai ha contagiato tutte le classi, e dove resistono solo delle sotto culture che non sono in grado di incidere in niente. Per questo, oggi, ancor più di allora ci sarebbe bisogno di intellettuali con i coglioni, capaci di affrontare le questioni in profondità, al di là del politically correct, che sembra l’unica lingua oggi ammessa.

Pasolini aveva proprio ragione negli anni ‘60 quando parlava di fine di un’epoca, perché tutto iniziò allora in Italia e la contestazione probabilmente oltre che naturalmente ad essere utile soprattutto per l’allargamento dei diritti civili, non fu altro che l’inizio del declino culturale del nostro Paese. La liberazione sessuale è stato un fallimento. Essa non è altro che una mercificazione dei corpi e un consumismo esasperato. Il sesso è tutt’altro che liberatorio in una società in cui sembra essere al contrario incentivato come via di fuga delle persone dalla lotta politica vera. Che non esiste, come forse non esisteva nemmeno nel ’68 essendo stata portata avanti e guidata da figli di papà che non facevano altro che contestare i propri genitori, ben consapevoli che comunque sarebbero presto entrati nel mondo che conta dopo le sfuriate ormonali giovanili.

Se qualcuno obiettasse che così non è, allora perché non da uno sguardo a cosa siamo diventati oggi. Un mondo intollerante, una società conformistica, un consumismo che ha toccato vette spaventose, dove anche l’anima è in vendita e dove i corpi lo sono da tempo. E guai a mettere in discussione anche in maniera oscena, perché l’oscenità deve essere sempre consentita, questo stato di cose. Bisogna sempre essere simpatici, friendly, corretti. Altrimenti il buio. Il riflettore si sposta da un’altra parte e si diventa nulla, polvere nel mare.

Ritengo che nemmeno Pasolini immaginasse questo esito dove non c’è più speranza di redenzione, dove oramai il sistema ha inglobato tutti, anche i proletari, che introiettano i valori borghesi pensandoli giusti ed eterni. Ma io faccio una rivelazione: non è così. Sarà banale ma questo non è l’unico mondo possibile. E le cose sarebbero potute andare anche diversamente se ci fossero stati più poeti come Pasolini capaci di declamare la verità (e più gente capace di ascoltarli). L’unica verità. Che cioè l’umano non è una merce, non è un ingranaggio economico, che non ha bisogno di beni superflui, che è nato per essere felice per progredire verso uno stadio di coesistenza con l’ambiente sempre più pacifico. E che gli uomini sono fatti per evolversi spiritualmente più ancora che materialmente, se per spirito intendiamo il vivere religiosamente, senza essere corrotti, come se ogni essere vivente o anche inanimato non sia qui per essere usato o per usarci, ma per esserci di conforto e aiuto, come valore supremo, che da senso alle nostre vite altrimenti prive di un aprioristico significante

Gas naturale e nucleare contro i cambiamenti climatici (l’assurda proposta della Commissione Europea)

E’ veramente surreale che mentre si discute di ridurre significativamente le emissioni di gas serra, la Commissione Europea ha presentato al Consiglio d’Europa (composto dai rappresentanti degli stati dell’UE) la proposta di introdurre tra le fonti di energia rinnovabili i Gas naturali e il nucleare.

La proposta è abberrante e riflette la volontà da una parte della Francia e degli stati dell’est di sfruttare il nucleare o perchè detentori di innumerevoli centrali (caso francese) o per svincolarsi dal gas russo (stati dell’est). Invece sul fronte del gas la Germania avendo scelto di chiudere tutte le sue centrali vuole rifarsi adoperando questa forma energetica, comunque inquinante e con effetti nefasti per la salute del nostro clima.

Insomma da una parte gli stati dell’UE fanno la guerra ai cambiamenti climatici e dall’altra per sopperire alle mancate emissioni di CO2, date da combustibili fossili (petrolio e carbone) reintegrano tornando al nucleare (con tutti i rischi connessi e i problemi di smaltimento che esso comporta, con costi tra l’altro altissimi di gestione e di costruzione delle centrali), dall’altro puntando sul gas che inquina quanto o più della CO2.

Nel frattempo però la nostra Terra è sempre più ammalata, le temperature crescono e con esse i fenomeni estremi dati da ondate di calore sempre più feroci, siccità bibliche ed al contempo alluvioni disastrose, uragani e innalzamento del livello dei mari, causato dallo sciogliersi dei ghiacciai). Insomma c’è poco da essere ottimisti, perchè nel frattempo gli stati emergenti rivendicano il diritto di non poter limitare la propria crescita economica per ridurre le proprie emissioni.

Così mentre la politica e gli attori economici fanno i loro calcoli, e si mette lo sporco sotto il tappetino, si imbocca una strada sconosciuta, che potrebbe creare una crisi peggiore del Covid e contro i cui effetti si dovrà fare i conti per decine o più di anni (perchè il sistema climatico è così complesso che se anche ora non emettessimo più niente in atmosfera la temperatura continuerebbe a crescere per decenni).

Un quadro spaventoso e una crisi che potrebbe diventare non solo ambientale, ma anche politica ed economica, condizionando la vita di ogni essere umano che vivrebbe in un ambiente meno sicuro, più povero di risorse, più conflittuale tra le classi sociali (la mancata crescita economica incidendo sulla ricchezza complessiva farà aumentare la sperequazione sociale) e tra gli stati (scopppieranno guerre sporche per accaparrarsi le riserve idriche).

La sensazione è insomma che la classe politica e dirigenziale abbia fallito in virtù di un sistema capitalistico di produzione fondato non sulla redistribuzione equa della ricchezza prodotta e sulla responsabilità, ma sulla furia accumulativa e accentratrice delle ricchezze, irresponsabile e quindi irrazionale, perchè non tiene conto del benessere dell’umanità e del suo ambiente ma solo del tornaconto economico di piccolissime parti della popolazione mondiale, che in virtù del proprio interesse stanno distruggendo l’ambiente e quindi l’umanità che in quell’ambiente vive.

Dedicato a chi sta distruggendo il pianeta

E’ possibile dire che la responsabilità sociale della distruzione del nostro Pianeta e quindi dell’uomo che ci vive, sia da imputare maggiormente alla classe dei produttori, un tempo chiamati capitalisti, che fregandosene del tutto delle pessime conseguenze della ricerca del profitto a tutti i costi, stanno inondando il pianeta di plastica e l’atmosfera di CO2? Perchè scusate a me non mi convine affatto che la colpa sia da imputare ai singoli consumatori.

Infatti per quanto un singolo consumatore stia attento, non potrà mai incidere sull’inquinamento come un grande industriale? O sbaglio? Purtroppo questa maledetta classe capitalista sta dominando non solo l’economia, ma anche la politica e i media (veramente servi del potere).

Per questo quando sento parlare di responsabilità individuale mi girano. Responsabilità individuale dei poveri cristi che a malappena sbarcano il lunario, sfruttati e mal pagati a cui viene fatto il lavaggio del cervello 24 ore al giorno? No scusate ma a una classe capitalistica che sta distruggendo il pianeta io non riesco a riconoscere il primato morale di indicare dove l’umanità deve andare.

Per questo la gente farebbe meglio a risvegliarsi, prima che sia troppo tardi. Per il Pianeta, e per noi stessi, che vi abitiamo per quel po’ di anni che ci è concesso vivere.

P.S. Fino a quando si penserà che movimenti come i 5S o i Fratelli del Duce, siano la soluzione significherà che non abbiamo capito un bel niente…Questi sono solo movimenti populistici o peggio regressivi che distolgono dal creare una vera alternativa, in cui confluiscano tutte le forze sociali sfruttate. Ma fino a quando il lavoratore non capirà che i nemici non sono gli immigrati, la magistratura, o in generale la politica, non andremo da nessuna parte.

La realtà è che la questione vera è il lavoro, i salari e le condizioni di sfruttamento, oltre che la distribuzione del reddito e naturalmente la sostenibilità dello sviluppo economico. Per questo ci vorrebbe una coalizione rosso-verde internazionale che riesca finalmente a condizionare le politiche dell’UE, sin ora dominate pesantemente dal liberismo unito all’austerity (insomma il peggio del peggio).

Sul disastro delle carceri italiane

Ieri, 14 luglio, CCXXXIII anniversario della presa della Bastiglia, Mario Draghi, insieme alla guardasigilli, Marta Cantabria, visita il carcere di Santa Maria Capua Vetere. Succede dopo i video shock che mostrano la mattanza che la polizia penitenziaria ha compiuto nei confronti di duecento detenuti.

Il Gip per la verità aveva già emesso il 28 giugno, 52 misure cautelari, per la <<perquisizione>> del padiglione Nilo, dove il 5 aprile del 2020 i detenuti erano insorti in seguito all’emersione di un caso Covid, chiedendo maggiori misure di prevenzione nei loro confronti (mascherine, disinfettanti).

Il giorno dopo però parte quella che verrà raccontata come una perquisizione accurata del padiglione, ma che in seguito all’esposto del garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambrello (sulla base di video dei detenuti stessi), assumerà carattere inquietante. Fu più che una perquisizione, invece una vera mattanza, che si provò ad insabbiare anche grazie all’intervento di Fullone (provveditore delle carceri della Campania), allo scopo di giustificare ex post le violenze, alterando i video di sorveglianza, producendo prove, inducendo a credere che i detenuti abbiano opposto resistenza, quando di fatto ciò non successe.

Fullone avrebbe insomma depistato le indagini. Ma non è il solo dirigente chiamato a rispondere di reati gravissimi (falso ideologico, depistaggio, favoreggiamento, frode). Con lui infatti appaiono tra gli indagati Gaetano Manganelli (comandante del carcere) e Pasquale Colucci (comandante del nucleo chiamato a ristabilire l’ordine). Questi due finiscono addirittura ai domiciliari, come registi dell’avvenuto, mentre Fullone è stato semplicemente per il momento interdetto dai pubblici uffici.

Ma in totale sono 52 le misure cautelari, con 8 arresti in carcere e 18 ai domiciliari, per reati gravissimi, tra i quali tortura e lesioni pluriaggravate. Infatti, come emerge dai video di sorveglianza i detenuti furono picchiati selvaggiamente e seviziati da agenti in assetto antisommossa e con i manganelli, senza nessun motivo plausibile. Persino un detenuto in sedia a rotelle è stato picchiato. E il 4 maggio uno dei detenuti interessati dalle torture si è tolto la vita, in seguito probabilmente al gravissimo choc subito.

Inoltre, molti detenuti finirono in isolamento e gli altri non ricevettero nessuna cura medica.

Tutto ciò mentre il ministro della giustizia Bonafede, non si capisce quanto in buona fede, dichiarava che si era trattato di una <<doverosa azione di ripristino della legalità>>.

Quel matacchione di Bonefede verrebbe da dire. Fu evidentemente informato male, come anche nella questione del Giudice Di Matteo, prima nominato per il Dap e poi senza nessuna motivazione sostituito da Petralia, non certo un nome di spicco. Strana coincidenza che le rivolte nelle carceri si siano svolte in concomitanza con la questione di chi dovesse dirigere il Dap (ufficio di giustizia importantissimo, e di vertice, per quanto riguarda l’organizzazione del sistema carcerario e del 41-bis).

Sta di fatto che qualcosa è sfuggito e oggi Draghi ha scelto di metterci la faccia, insieme alla nuova guardasigilli. Tuttavia il discorso del Premier sembra abbastanza striminzito, stitico, non si è insomma andati oltre alla generica solidarietà e ad una fumosa deresponsabilizzazione degli individui coinvolti, adducendo che il problema è sistemico. Scusate ma la mattanza sarà stata ordinata o meno? Sarà stata eseguita o no? Ecco mi pare un’azione davvero sistematica ma unilaterale, cioè della polizia penitenziaria, che dovrebbe assicurare l’ordine, e persino, sic!, la sicurezza dei carcerati!

Allora la responsabilità sta tutta da una parte ed è di chi in quel momento stava rappresentando lo Stato. Per questo Draghi avrebbe solo dovuto chiedere scusa e dire che avrebbe fatto tutto il possibile perché ciò non si ripetesse. Lui invece con la Cartabia ha parlato genericamente di riformare la giustizia.

Allora mi viene il sospetto che gli stesse a cuore più che il discorso dei detenuti, il tema dei processi e di come ridurne la durata. Ma questa è una dinamica che interessa i colletti bianchi, non certo un detenuto in carcere per direttissima, con scarsissimi mezzi a disposizione per difendersi in sede processuale.

Un’altra critica poi la porrei al sistema informativo italiano e persino alla società civile. Infatti, al contrario di quanto è avvenuto in America con l’omicidio di George Floyd, e il movimento dei “Black lives matter”, non si è creato nessun movimento di protesta, nessuna inchiesta, nessun tentativo di un’indagine sistemica su quello che è successo. Forse perché il fatto è molto politico, forse perché mancano gli attori capaci di contestualizzarlo e analizzarlo, forse perché la società italiana è in stato lisergico, depressivo, menefreghista, incazzato, e non riesce a veder oltre il guscio di casa.

Invece caro Draghi, da te ci si potrebbe aspettare di più che le solite frasi misurate, fredde, inutili. Facendo così è normale che ti viene il sospetto che si sia fatta una mera passerella, per svelenire il clima da una parte, ma anche per disinformare circa la verità di quel che veramente è accaduto, con lo Stato che similarmente a Genova nel 2001 è diventato torturatore, proprio come quei regimi che tanto critichiamo giustamente, Egitto, Turchia, Cina, Russia…

Nessuno ricorda che abbiamo avuto ben 12 decessi accertati in seguito alle rivolte di marzo 2020 nelle carceri. Ma chi ha gettato la scintilla non si sa. Così come non si sa perché proprio in quei giorni la nomina di Di Matteo decadde. Coincidenze? O qualche mafioso al 41-bis, non era contento della nomina e ha spinto perché le carceri diventassero un inferno con il pretesto del Covid.

Non mi sembra impossibile ipotizzare ciò, ma peccato che sui media nessuno abbia avanzato ipotesi o congetture a tal proposito. Al contrario sembra che siamo bloccati in una narrazione della realtà lineare, abulica, stitica che apparerebbe sintetica ma che è il suo contrario: frammentaria, caotica, piena di elementi inutili che distolgono l’attenzione dai fatti veramente importanti.

P.S. Dimenticavo forza azzurri! Siamo campioni d’Europa!

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Post Polemico

Non mi piace che prima ci hanno reclusi in casa, isolati e terrorizzati e ora invece ci sia un liberi tutti, con nemmeno il 50% della popolazione vaccinata e con la temibile variante Delta in azione sul nostro territorio, associata ad un graduale ma inesorabile aumento dei contagi.

Non mi piace nemmeno vedere il rigorismo di Speranza essere buttato così facilmente nella spazzatura, come il pesce andato a male nel periodo estivo, perché mi sa di presa per i fondelli, giustificato dalle necessità dell’economia del turismo (quando basterebbe essere semplicemente più cauti, aperture si, ma con regole e sobrietà, insomma qualità, non turismo di massa, e l’Italia potrebbe permetterselo e come!)

Non mi piace nemmeno vedere Draghi dare del dittatore ad Erdogan e poi tacere completamente sull’uccisione terribile di Regeni e sulla ignobile reclusione di Patrik Zaki! In Italia si sta facendo una battaglia sui diritti civili, ma sembra che nei confronti di dittatori feroci quali al-Sisi ci sia una certa reverenza. Dittatori che non solo non rispettano i diritti degli omosessuali, dei transgender, ma che usano la tortura e la reclusione illegale contro chiunque più semplicemente voglia essere libero di esprimere le proprie idee.

Non mi piace nemmeno che in Italia sono quasi due anni che i ragazzi e i bambini, non sono potuti andare regolarmente a scuola, mentre in occasione della vittoria degli Europei di Calcio si siano permessi ogni tipo di assembramenti, con addirittura un pullman aperto della nazionale passeggiare, come se nulla fosse, per le vie di Roma attorniato da folle bibliche, in un clima di reale di follia collettiva. Ma le autorità dov’erano? Io ricordo ancora le scene del marzo dell’anno scorso con gente che faceva footing sulla spiaggia ed era inseguito con gli elicotteri della polizia…

Ma non mi piace, anche, e soprattutto, che per il totem dell’economia che impone un clima di ottimismo diffuso per far ripartire i consumi ci si stia rifuggiando nell’irrazionalismo più becero, dando aria ai vari negazionismi, alle varie destre, e di fatto annullando il discorso su tematiche serie e ormai improrogabili, quali sono quelle del sistema produttivo e la tutela del lavoratore, che da questa epidemia ne sta uscendo con le ossa rotte: sempre meno diritti, sempre più flessibilità, sempre meno lavoro e in compenso un pianeta sempre più inquinato, in cui sta scoppiando una bolla ecologica a causa delle plastiche, ormai presenti in ogni organismo vivente (con esiti imprevedibili) e la bomba climatica.

Perché se tutti parlano di competitività e di riconversione ecologica qualcosa non mi quadra. E temo solo una cosa, che come al solito, almeno dagli ultimi 30 anni a questa parte, chi la pagherà cara saranno i più deboli socialmente, gli scarti del sistema, in una visione darwiniana riassumibile dalla visione del “keynesiano” liberale Draghi, secondo cui lo Stato deve aiutare i vari settori economici ma, da buon stato giardiniere, non incentivare i rami secchi. Ebbene spero proprio che nessuno di noi si trovi su uno di questi rami: superflui, inessenziali, inutili…

Se si può licenziare con un’email…

Mentre mezza Italia festeggia la vittoria degli azzurri agli Europei di calcio, c’è una minoranza (o forse più, chi lo sa) che ha altro a cui pensare. Tra di essi ci sono sicuramente i 422 lavoratori della Gkn di Firenze (più altri centinaia dell’indotto), azienda addetta alla produzione di semi-assi per l’industria automobilistica, che sono stati licenziati con una semplice email. La motivazione sembra essere semplice e al contempo non plausibile: dato l’andazzo della domanda, la Merlose, il gruppo finanziario che gestisce l’azienza, non può più tenere aperto lo stabilimento. Quindi ragioni economiche.

Il fatto non è causale, che sia avvenuto, nella prima decade di luglio. Infatti, il 30 del mese scorso il Governo ha sbloccato l’interdizione ai licenziamenti per mere ragioni economiche nel settore della meccanica (mantenendolo nel tessile). Questo potrebbe essere il triste prologo, di una stagione in cui ci sarà poco da gioire per centinaia di migliaia di lavoratori, che potrebbero perdere la loro occupazione, per mere speculazioni finanziarie, mascherate con la motivazione degli esuberi.

Infatti, questi licenziamenti giungono proprio nel momento in cui l’industria automobilistica stava dando chiari segnali di ripresa, denotando come la Merlose voglia mascherare, col pretesto della crisi del Covid, una mera delocazione produttiva, vale a dire, produrre, in Slovenia ad esempio, dove i diritti e il costo del lavoro, cioè la tutela del lavoratore, sono molto più bassi che qui in Italia.

Purtroppo, ora, al contrario, si parlerà sui media per settimane della vittoria degli azzurri, dimenticando chi invece in questo momento ha tutt’altro per la testa. Già ora infatti si parla della grande capacità di fare squadra, e dell’importanza del leder (il CT Mancini, che viene associato più o meno esplicitamente a Mario Draghi), denotando questo bisogno da una parte organicistico, di sopprimere il dissenso (dei singoli, o dei cattivi partiti) in grazia dell’interesse nazionale (o economico, ma di chi?); dall’altro questa voglia di un capo che magicamente se lasciato lavorare possa risolvere ogni problema.

Non so, tutto ciò puzza un po’ di fascismo. Infatti, una visione organicistica e corporativa della società era propria di quel modello, così come il conformismo e il culto dell’autorità. Si sa purtroppo per quella strada dove siamo arrivati. Ad un Paese chiuso, razzista, povero, distrutto.

A me, la via borghese della ricerca del benessere, ha sempre inquietato, speriamo che accanto al male dell’autoritarismo si attivino gli anticorpi democratici, ma al momento mi appare più semplice un’uscita netta dal Covid (impresa a dir poco ardua), che cambiare questo andazzo generale (non solo italiano, seppur l’Italia sembra essere la nazione occidentale, più esposta a tale male).

Ma va detto che una riproposizione del fascismo in senso letterale sembra abbastanza irripetibile per il momento. Come una malattia che assume varie forme a seconda dell’età del soggetto; però l’attenzione va tenuta alta, prima che come al solito non sia troppo tardi, e il contagio locale, non si scarichi in una vera e propria pandemia, dalle forme prevedibili (tutele assenti per il lavoratore, stato repressivo, società del controllo, negazione del dissenso come irricevibile a prescindere, morte e distruzione dell’ambiente e degli scarti umani, ovvero di coloro che non rientrano nel disegno totalitario, ovvero gli scarsamente produttivi, i nemici oggettivi, dunque).

Facciamo dunque attenzione! Informazionecritica.com vigilerà!

Trump aveva ragione sull’origine del Covid-19?

Trump dice: <<Il virus viene da un laboratorio cinese>>.

Fauci e tutti i virologi del mondo dicono che è sicuramente naturale.

I media, (almeno l’80%): <<Trump è un cinico che vuole nascondere i suoi fallimenti colpevolizzando la Cina>>.

Biden e i democratici: <<Il nemico è Trump. Lui aizza gli animi della folla, per rinsaldare le fila del suo elettorato.

Passano pochi mesi….

Amministrazione Biden: <<Il Virus molto probabilmente è scappato dal laboratorio di Wuhan. Tre addetti al laboratorio di ricerca sui coronavirus, contagiati a novembre>>.

Fauci, il più grande virologo del mondo, così maltrattato dal despota Trump, e paladino di tutti i liberal, ma che soprattutto ha sostenuto strenuamente per più di un anno, l’origine naturale del virus, ora ha molti dubbi a proposito…

Intanto si sono persi mesi preziosissimi per capire che diavolo davvero sia successo. Intanto stiamo vivendo l’equivalente di una guerra batteriologica. Intanto una catastrofe immane, che non si sa realmente quando finirà, nonostante i vaccini.

La politica in America si divide in base ai suoi interessi e non ha come priorità il diritto dei cittadini di sapere cosa sia davvero accaduto. Idem gli scienziati “indipendenti”, cambiano idea in base a chi governa e in base alla loro area di appartenenza politica o nazionale. Idem ovviamente i media.

Io non voglio difendere Trump, ma solo il fatto che fosse razzista, cinico, megalomane, un po’ folle, non mi evita di pensare che potesse dire la verità. Idem non sono nemmeno sicuro che i dubbi sollevati, ORA, dal moderato ed equilibrato Biden, sull’origine sintetica del virus (giravolta che ha dello stupefacente) siano sinceri, o mossi solo da ragioni di politica di potenza e propaganda in funzione anticinese.

Ancora però non si è individuato da quale animale il virus abbia fatto il salto di specie. Ma soprattutto la Cina ha nascosto e occultato inizialmente l’espanzione del virus sconosciuto all’epoca (forse già da settembre 2019) e sta facendo tutt’ora ostracismo sulle indagini che dovrebbero ricostruire l’origine della pandemia (almeno così ci dicono). Insomma una condotta che in un caso giudiziario indurrebbero ad un lecito sospetto.

Intanto però la il “Gigante Asiatico” si è ripreso subito (dando fastidio a qualcuno?). Ha fatto un immane salto in avanti, sfruttando al massimo il “vantaggio” di aver gestito meglio l’emergenza sanitaria, ma anche di essere stata la prima a conoscere l’esistenza del virus non comunicandola prontamente (facendo addirittura peggio dei sovietici dopo l’incidente di Chernobyl, quando non comunicarono l’accaduto per giorni).

L’Europa invece piange. E più di tutti piangono le persone comuni, che hanno perso la vita, la salute o la libertà.

P.S. Certo portare come unica prova che il virus sia scappato dal laboratorio di Wuhan, perchè tre ricercatori che vi lavoravano si sono contagiati di covid-19 a novembre 2019 per sostenere che l’epidemia sia partita davvero da lì, sembra qualcosa di molto debole. Perchè non si può escludere che a Wuhan, prima che la Cina comunicasse al resto del mondo, cosa stesse accadendo (gennaio 2020), si fosse già praticamente contagiata una buona parte della popolazione, appare possibile, se non probabile (sembra quasi un ripetersi della storia delle tante decantate armi nucleari detenute da Saddam Hussein, mai ritrovate, che furono il pretesto di Bush alla guerra in Iraq).

Ma allora perchè Biden, Fauci e company ora hanno cambiato idea?! Che non siano le stesse ragioni di realpolitik, in funzione antagonistica contro i temutissimi competitors globali di Pechino, che muovevano l’ex Presidente Trump?